Silvana Saccomani, aprile 2021
Come figlia di genitori emigrati dall’Italia, dovevo avere circa 4 anni quando sentii questa parola per la prima volta. Una parola che sarebbe stata ripetuta successivamente centinaia di volte nel corso degli anni. “MISERIA”: una parola semplice con un suono armonico, tuttavia imbottita di enorme emozione perche’ significa “la poverta’ assoluta” in inglese. I miei genitori crebbero nella miseria durante gli anni 40 in Italia.
Mia mamma conservo’ questa parola nella loro cassetta degli attrezzi di casa su un pezzetto di carta. E quando stavo per esprimere un mio legittimo lamento – come per esempio, il dover indossare abiti di seconda mano, condividere la bicicletta con le mie sorelle, o camminare mezzo kilometro per andare a scuola – lei, mia madre, tiro’ fuori “la Miseria” dalla cassetta e mi fece sedere per raccontarmi che cos’e’la poverta’ estrema: il suo sapore, il suo tocco e quel che fa fare alle persone.
La Miseria ha poco sapore. Ha poca varieta’. Riguardo al menu’della cena, se una sera veniva servita la polenta prima, seguita dalle patate poi, il giorno dopo l’ordine cambiava e il pasto cominciava con le patate per primo e la polenta per secondo. Una volta al mese c’era la carne, ovvero pollo o coniglio – ma non emozionarti – perche’ un pollo che pesa 2 kilogrammi doveva essere diviso in almeno sei porzioni per sei anime piene di fame. Non ci furono mai doppie porzioni e dunque mai nessuna necessita’ di mettersi a dieta.
La Miseria e’ ruvida al tatto. Mia nonna prendeva quei sacchi di patate e li convertiva per fare la sottoveste per la mamma e le sue sorelle; ma il tessuto le pizzicava di continuo creando delle irritazioni sulla loro pelle. Nel frattempo il nonno fece per loro delle scarpe di legno, tipo zoccoli, con la parte di sopra fatta di cartone fissato con chiodi. Non furono esattamente della misura giusta per i suoi piedi e dunque mia madre dovette mettere delle calze doppie nella loro punta per darli spessore. Un paio per ciascuno e solo per uscire in pubblico.
La Miseria ti rende debole e stanco. Lei non vedeva l’ora di andare alla messa quotidiana perche’ dietro il velo scuro che copriva la faccia, poteva addormentarsi in pace. Il mese di maggio era il preferito di mia madre. Maggio e’ dedicato alla Madonna, il che offriva l’occasione di andare in chiesa due volte al giorno: dunque due pisolini invece di uno. Svenire di fame, fu l’altra cosa che capito’ durante la messa e a quanto pare, mia mamma e sua gemella svennero a turno.
La Miseria non risparmia nessuno. Persino il mulo della fattoria, Gina, era debole per la fame; e dopo una giornata faticosa in campagna in pieno calore, la povera bestia non ce la faceva a salire l’ultima salita. Mia mamma e i suoi fratelli dovevano darle una piccola spinta, sperando che i vicini non li avrebbero visti nel dover aiutare la povera Gina.
La Miseria fa si’che i genitori si arrabbiino facilmente. Se, per esempio, sprecavi un fiammifero, cioe’ ne usavi uno di troppo, per accendere una candela per illuminarti la strada per andare a letto nel buio, quando invece quello stesso fiammifero doveva essere conservato per l’indomani per accendere la stufa a legna, venivi castigato e andavi a letto senza la borsa dell’acqua calda che serviva per riscaldarsi sotte le coperte di lana che erano impregnante di umido.
La Miseria costringe le persone a prendere grandi decisioni. Nel caso dei miei genitori, la Miseria gli fece lasciar la loro patria in cerca di una vita migliore in Canada.
Alla fine, la Miseria ha dei poteri speciali sui ragazzi: li fa pensare due volte prima di lamentarsi e, poi, li aiuta a comprendere quanto sono fortunati.
FINE